sabato 16 marzo 2024

Il "prezioso" commento di Sonia Salsi per l'antologia "Amo le parole. Poesie2017-2023" - La figura del poeta-fotografo

 

ROBERTO MOSI,  Amo le parole Poesie 2017-2023,

Ladolfi Editore, Borgomanero, NO, 2023

da Il nostro giardino globale e I nostri giorni

Il commento di Sonia Salsi

 

 " Nelle poesie di Roberto Mosi Immagine e Parola sono l’una il complemento dell’altra, in continuità con il pensiero classico: nella Grecia del VI/V sec a. C “grafein”, significa incidere, graffiare, scolpire, dipingere, scrivere”. Orazio nell’ Ars Poetica mostra le peculiarità  dei due linguaggi, in accostamento paritetico e non prescrittivo.

Il Medioevo privilegia la parola, mentre nel Rinascimento si individuano analogie e contrasti fra Immagine e Parola,  valorizzando   ora l’una ora l’altra.

Ma Leonardo non ha dubbi; nel  Trattato Della pittura,  scrive al capitolo 17:“La Pittura serve al’ occhio (sic), senso più nobile che l’orecchio, obietto della Poesia”. La Pittura ha una compiutezza sincronica, la Poesia è diacronica, scompone l’unità, cioè l’armonia, non rappresenta  la molteplicità  se non in tempi che si susseguono.

Varie le posizioni, finché, nel secolo dei Lumi, Lessing  supera la diatriba  del rapporto, gerarchico o paritetico, individuando le peculiarità semiotiche di ciascuna: la Pittura è in rapporto con lo spazio, la Poesia col tempo.

Ma Baudelaire ribalta tutto: Glorificare il culto delle immagini, mia grande, unica, primitiva passione!”

Il Novecento sottolinea come l’immagine -elemento peculiare del visivo- non sia traducibile  in altri linguaggi, a meno di non perderne lo “statuto”. Ma è irriducibile l’esigenza di leggere il visivo e si giunge ad una sintesi: l’Immagine e la Parola sono complementari, in un concetto di Arte performativa che unisce più linguaggi e, dal loro incontro, ne crea di nuovi.

Marcel Proust sosterrà che “la vera vita è la letteratura”, sottolineando, però, un elemento fondamentale di convergenza fra Parola e Immagine: “Lo stile per lo scrittore, come il colore per il pittore, è questione  non di tecnica, ma di visione”

A maggior ragione vi è complementarietà  quando, come Roberto Mosi, il Poeta è Fotografo e il Fotografo è Poeta e usa il click e il fruscio del pennino sulla carta o il ritmo del tasto del  computer: simbiosi e sintesi di Parola e Immagine, in reciproco disvelamento.

Del resto, le parole  della Poesia  dialogano con lo “spazio” nel bianco della pagina: esse si dispiegano in una spazialità irriducibile, inamovibile, perché strutturalmente collegata al loro riverbero musicale (o  volutamente antimusicale) ed emozionale.

Il Poeta/Fotografo evoca, costruisce immagini-sostanza della Parola e viceversa.

Sapiente è l’uso delle figure “retoriche”, strumentario delle parole immediatamente tradotte in immagini: aggettivazioni, termini tecnici, metafore, correlativi oggettivi… in sintesi visiva, uditiva, emozionale.

E’ difficile trascegliere esempi  tra le poesie di questa raccolta; già il titolo di una delle varie sezioni, Il nostro giardino globale, rimanda, attraverso l’aggettivo “globale”, ad una diffusa sensibilità dell’opinione pubblica, ad una dimensione scientifica e filosofica del problema, che i media sottolineano e sintetizzano tramite immagini.

E  la lirica Giardino globale, col suo ossimoro,  richiama  immagini dell’infinito spazio con termini tecnici (“orbite”, “spazio infinito” ), unite al giardino dell’esperienza ristretta intorno a casa, pulsante di vita minuta. Fino al conclusivo  sincretismo, figurale e verbale, “Terra Giardino”.

 Anche Rondinare, evoca  un sincretismo fra spazio e tempo: spazio abitato dai suoni e rarefatto nel silenzio, fino a farsi memoria del tempo trascorso.  Il titolo ha l’imprevedibilità e l’efficacia di un neologismo.                                                                              

E mentre Il vento ci avvolge in una sensazione uditiva e figurativa,  Dal mare  illustra sincronia e diacronia di passato e di contemporaneità. L’eterno presente del ricordo, perduto nel tempo perduto, resta sempre “qui ed ora” nella rievocazione e si unisce al presente, che si manifesta nella contemporaneità ecologica: “energia prodotta/dal movimento delle onde” potrebbe trovarsi in una relazione tecnica. Immagine immediata ne L’esercito di plastica,  metafora linguistica che, a sua volta dà concretezza alla fisicità della materia, in iperbole visiva.                                                 

Un esempio di titolo di taglio giornalistico è Mobilità verde, che immediatamente evoca istogrammi, grafici, immagini tecniche esplicative.

Spiazzante figurazione politica  in Elogio delle erbacce, con “minoranza apolide” che mette in crisi i nostri spazi interiori, ordinati, razionali, soffocatori di fantasia.

Sullo sfondo dell’ispirazione vi è un elemento fondativo della creatività di Roberto Mosi: il mito, in cui si diluiscono  e si accentuano asprezze e contraddizioni della contemporaneità.

Se Il volo a Kiev trascolora in un intenso sincretismo visivo ed uditivo, L’urlo delle sirene unisce il ricordo  di una esperienza dell’infanzia al  presente della tragedia attuale e al  passato dell’umanità, declinato dal titolo in un sottinteso Mito.

 Anche la cronaca politica si stempera nel mito, che accoglie, in un Tempo estraneo allo scorrere del tempo, le immagini e le voci del Grido di Antigone.

In Rivoluzione digitale e Intelligenza artificiale la più innovativa contemporaneità è figlia di Minerva; Mercurio la protegge e Circe minaccia la nostra indifesa umanità, caduta in trappola,  In rete. Sottesa è una dimensione ironica: i titoli sembrano  celare una spiazzata e spiazzante domanda di chi è  éiron,“colui che interroga, fingendo di non sapere”. Ma il poeta sa bene di cosa si tratta!

 Sino all’immagine conclusiva, sintesi di emozioni: La pace. Il pane, metafora di sentimento e di speranza, è immagine reale, antica, trasfusa nel mito di una pace che non è mai stata davvero vissuta nella sua intensità, se non come “assenza di guerra”.

Indiretto riferimento ad una mitica età dell’oro, che non c’è mai stata, ma di cui, forse, si possono captare ipotesi di impossibili vestigia nella creatività dell’arte che, in Roberto Mosi, si fa Immagine e  Poesia. "

         Firenze, marzo 2024                    Sonia Salsi                                                                                

 

 

                                                                                                                               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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mercoledì 13 marzo 2024

"Aquiloni sull'Arno": lontani, lontani ricordi - Alla Società "Canottieri Firenze"


A Q U I L O N I  SULL’ A R N O

18 giugno 2010  –  Società “Canottieri Firenze”

POESIE E MUSICA

L’iniziativa è promossa dalla Società “Canottieri di Firenze”.       Fondata nel 1886, la Società è parte integrante del patrimonio culturale e sportivo della città. 

 

   POESIE

Le poesie sono tratte dal libro Aquiloni di Roberto Mosi (Ediz. Il Foglio, Piombino 2010; e-book: Ediz. www.larecherche.it, Libri Liberi). Si presenta una scelta di venti poesie raccolte intorno ai temi dell’“arrivo” della protagonista del libro, la piccola Marta, del gioco e del divertimento, della favola, il viaggio nella città con lo sguardo dei bambini. Leggono i testi Giulia Capone Braga, Roberto Mosi e Renato Simoni.

 

    MUSICA

    (a cura di Barbara Betti)

         RICERCARE

In Greco ETAZEIN (Ricercare, Esaminare) da ETYMOS-ETEOS che significa VERO, AUTENTICO.

 

   Questo termine indica principalmente un tema, un’idea primigenia, dalla quale si sviluppano rami ed elaborazioni sempre più ampie e virtuosistiche della radice primaria.

    Il Ricercare e le forme Cameristiche ad esso legate non sono molto noti al grande pubblico, ma senza il lavoro di preparazione e codificazione di queste forme di linguaggio, non sarebbe stato possibile il raggiungimento delle vette espressive di Mozart, Beethoven o Schubert.

   Allo stesso modo, il concetto poetico ed emotivo, nasce e si sviluppa da un imput primario per evolversi attraverso un percorso di impatti e reazioni intime che si muovono attraverso percorsi indipendenti, ma sempre legati dalla prima emozione ispiratrice.

 

PAROLE E MUSICA

 

    Quando ho letto Aquiloni la prima volta ho immediatamente avuto la sensazione di entrare in un diario.  Attraverso le pagine di Roberto Mosi ci ritroviamo a percorrere e guardare il cammino della sua vita, a percepire le sue emozioni ed entrare da ospiti nel suo privato.

     Marta sta per arrivare, ancora non c’è ma è già un tema esistente, un’idea primigenia che deve solo manifestarsi.

    Ecco perché il tema musicale della serata è basato sul “Ricercare”: il Ricercare è un’idea, un fondamento, un tema interiore ancestrale che prende vita da una voce primaria, sola, unica, che poi si svilupperà in un percorso sempre più elaborato e virtuosistico, modificandosi attraverso altre voci, colori, possibilità.

    Marta cresce e la vita si evolve in gioco, così come il Ricercare si amplierà prima con una, con due, poi a tre voci, passando dal tema del Ricercare per evolversi fino a diventare “Serenata” e “Divertimento.”

     I “Divertimenti” sono composizioni cameristiche spesso composte per occasioni speciali nell’ambito della vita di corte. In particolare, il “Divertimento” di Anton Albrechtsberger, con dedica “Per il Giorno del Compleanno”, fu composto e donato dall’autore nel 1768 alla Corte Viennese.

    In questa serata la musica non dovrà essere protagonista, sarà solamente la cornice del racconto e del viaggio nel quale Roberto Mosi ha voluto portarci.

    Citando da una lettera di Henry Eccles …”vi lascio una cornice di suono, si che vogliendo recordare il momento possiate imaginarlo recolto intro uno spazio che sola voi possiate contemplare nel modo a voi gradito”…

 

Musicisti: Barbara Betti: contrabbasso

                  Giacomo De Simonis: fagotto

                  Diego Rodriguez: viola


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“Aquiloni sull’Arno”, davanti al Ponte Vecchio

POESIA E MUSICA

Recital dal libro “Aquiloni” di Roberto Mosi

 

    Il recital “Aquiloni sull’Arno” è stato promosso dalla Società “Canottieri di Firenze” che ha le proprie strutture sulle rive dell’Arno, nei pressi del Ponte Vecchio. Fondata nel 1886, la Società è parte integrante del patrimonio culturale e sportivo della città.

    Davanti ad un numeroso pubblico, dopo i saluti del presidente, nell’ora del tramonto, ha avuto inizio il recital di poesie dal libro Aquiloni (editore il Foglio, Piombino 2010; in forma di e-book, editore www.larecherche.it 2010), legate  ai temi dell’“arrivo” della protagonista del libro, la piccola Marta, del gioco e del divertimento, della favola, della scoperta della città con gli occhi dei bambini. I testi sono stati letti da Giulia Capone Braga, Roberto Mosi e Renato Simoni.  Un trio ha accompagnato la lettura: Barbara Betti: contrabbasso, Giacomo De Simonis: fagotto, Diego Rodriguez: viola.

    Un vero e proprio progetto, ideato da Barbara Betti, ha caratterizzato la parte musicale, fondato sul tema del ricercare (in Greco ETAZEIN (Ricercare, Esaminare) da ETYMOS-ETEOS che significa VERO, AUTENTICO). Agli spettatori è stato spiegato come il termine ricercare indica un tema, un’idea primigenia, dalla quale si sviluppano rami ed elaborazioni sempre più ampie e virtuosistiche della radice primaria. “Il Ricercare e le forme Cameristiche ad esso legate non sono molto noti al grande pubblico, ma senza il lavoro di preparazione e codificazione di queste forme di linguaggio, non sarebbe stato possibile il raggiungimento delle vette espressive di Mozart, Beethoven o Schubert. “

    Barbara Betti ha dettto che “quando ho letto “Aquiloni” la prima volta ho immediatamente avuto la sensazione di entrare in un diario.  Attraverso le pagine di Roberto Mosi ci ritroviamo a percorrere e guardare il cammino della sua vita, a percepire le sue emozioni ed entrare da ospiti nel suo privato. Marta sta per arrivare, ancora non c’è ma è già un tema esistente, un’idea primigenia che deve solo manifestarsi. Ecco perché il tema musicale della serata è basato sul “Ricercare”: il Ricercare è un’idea, un fondamento, un tema interiore ancestrale che prende vita da una voce primaria, sola, unica, che poi si svilupperà in un percorso sempre più elaborato e virtuosistico, modificandosi attraverso altre voci, colori, possibilità.

    Marta cresce e la vita si evolve in gioco, così come il Ricercare si amplierà prima con una, con due, poi a tre voci, passando dal tema del Ricercare per evolversi fino a diventare “Serenata” e “Divertimento.” I “Divertimenti” sono composizioni cameristiche spesso composte per occasioni speciali nell’ambito della vita di corte. In particolare, il “Divertimento” di Anton Albrechtsberger, con dedica “Per il Giorno del Compleanno”, fu composto e donato dall’autore nel 1768 alla Corte Viennese. In questa serata la musica non dovrà essere protagonista, sarà solamente la cornice del racconto e del viaggio nel quale Roberto Mosi ha voluto portarci.

Citando da una lettera di Henry Eccles …”vi lascio una cornice di suono, si che vogliendo recordare il momento possiate imaginarlo recolto intro uno spazio che solo voi possiate contemplare nel modo a voi gradito”…

    Alla fine del recital è rimasta viva negli spettatori questa cornice viva di suono, mentre gli ultimi raggi del sole si affacciavano sotto le arcate del Ponte Vecchio e, poco oltre, del Ponte a Santa Trinita.


 

martedì 12 marzo 2024

Il "NAVICELLO ETRUSCO. Per il mare di Piombino", Ed. Il Foglio, naviga con il vento in poppa.

 




Il percorso



Navicello viaggia con il vento in poppa per il mare di Piombino !
I segni di questa navigazione: le recensioni critiche sulla raccolta riportate da "Literary", i video realizzati e l'interesse che hanno suscitato (si veda il Canale Youtube "Ogni sera Dante ritorna a casa), la serie di favolosi disegni realizzate dal pittore Enrico Guerrini diffusi in rete e raccolti in un "Libro d'Artista", il numero delle presentazioni del libro, la ripresa, in parte, del testo nell'Antologia "Amo le parole. Poesie 2017-2023", Ladolfi, pagg. 65-96.
E il vento soffia ancora a favore.

 

Postfazione – Roberto Mosi

 

Il Navicello

 

    Il Navicello Etrusco è il simbolo della raccolta, composta da due parti, la prima “Lo specchio di Turan” in onore della dea etrusca dell’amore, della rinascita, raffigurata spesso nell’atto di ammirarsi allo specchio. La seconda, “L’Ombra della sera”, richiama la statuetta votiva, conservata nel museo di Volterra. Fu proprio Gabriele D’Annunzio a darle questo nome perché nel guardarla, con la sua forma allungata, venivano in mente al poeta le lunghe ombre del tramonto. Le due parti della Raccolta riguardano momenti diversi, la prima legata al motivo della luce del giorno in sintonia con lo specchio di Turan; la seconda all’oscurità della sera, della notte.

    Il Navicello Etrusco naviga per il mare di Populonia che fu un antico insediamento etrusco, di nome Fufluna (da Fufluns, dio etrusco del vino e dell'ebbrezza) o Pupluna, l'unica città etrusca sorta lungo la costa. Era una delle dodici città della Dodecapoli etrusca, le città-stato che facevano parte dell'Etruria, governate da un lucumone

    Il disegno stilizzato di una nave mercantile etrusca, riportato nella copertina della raccolta, rielaborato sulla base di elementi iconografici originali del VII secolo a.C., costituisce il simbolo che, oggi, segnala i luoghi del commercio, richiama le radici culturali della Toscana ed è promosso dalla Regione in collaborazione con i Comuni.

    Il  Navicello percorre, sospinto dai venti della costa,  il tratto di mare dal golfo di Baratti al promontorio dell’attuale città di Piombino, alle spiagge del golfo di Follonica, sempre al cospetto dell’isola d’Elba. Attraversa, poi, sotto il nostro sguardo curioso, le acque, per lo più tempestose, della storia che separano il mondo degli etruschi dai nostri giorni, giorni pieni di ansie e di sconfitte, dall’alto dei quali ci rivolgiamo sovente all’indietro per porre domande al mondo delle nostre origini.

    Nella nostra costante ricerca, troviamo di continuo tracce, materiali e immateriali.

    Populonia deve il suo splendore, oltre che allo sfruttamento delle risorse minerarie della vicina isola d'Elba, che la resero uno dei centri più fiorenti della metallurgia antica del bronzo e del ferro, anche alla sua felice posizione geografica. Fin dall'Età del Bronzo Populonia diventa un importante crocevia dei traffici medio tirrenici, vero porto di mare e luogo d'incontro privilegiato di influssi provenienti dal resto del Mediterraneo. La vicinanza con l'Arcipelago toscano, che si connota presto come un vero ponte di isole e sul quale la città inizia presto a esercitare una forma di controllo, la rende un interlocutore  di rilievo nei rapporti con la vicina Corsica e la Sardegna.

    Nel VI secolo a.C. visse il suo periodo di massimo splendore, arrivando ad ospitare molte migliaia di abitanti, con un'acropoli, una necropoli, diversi quartieri portuali ed industriali (presso la marina, sul golfo di Baratti), munita di un'imponente cinta muraria. L'acropoli e l'abitato erano difesi da una prima cinta, mentre una seconda cinta era a protezione dei quartieri industriali situati presso il porto; questi si erano estesi al di sopra delle necropoli più antiche, lasciando una notevole quantità di scorie di ferro residuate dall'attività metallurgica.

    Sono appunto queste ultime tracce materiali che noi oggi rinveniamo di continuo sulle in-cantevoli spiagge dei nostri soggiorni al mare, residui impalpabili che luccicano come lamine d’oro, come brillanti al sole e appaiono fra i componimenti poetici della presente raccolta ( Il vulcano, Fonte di San Cerbone).  Presenze costanti sono, poi, i ritrovamenti archeologici e il fascino dei luoghi in cui sono avvenuti, che in-cantano come la voce delle sirene (L’anfora di Antiochia, La fonte del Pozzino, Lo schiavo, L’archeologo).  

    Al centro della scoperta del mondo etrusco, vi è naturalmente l’olimpo delle sue divinità e dei miti (Tagete, Turan dea dell’amore, Tular Dardanium, Il navicello), l’arte e la sapienza dei sacerdoti (I fulmini degli dei, L’aruspice). In questo paesaggio storico e mitico, risalta la figura della donna etrusca (Velia), presente nella vita pubblica e privata, al pari dell’uomo, disprezzata, come è noto, da autori greci e latini, per i quali era inconcepibile la sua libertà, fuori luogo il suo comportamento

    Il navicello fa vela, a ritroso, come si è detto, verso i tempi della contemporaneità.  Un passaggio importante è rappresentato dalle invasioni barbariche e dal passare del tempo (Barbari), dal rovinare dell’imponente  città etrusca – e poi romana -  di Populonia .  Rutilio Namaziano, nel viaggio per mare che lo porterà da Roma a Narbona, dalla nave ancorata nel golfo di Baratti (anno 415) scorge le rovine della città, ne rimane colpito e ne dà conto nel poema De reditu (vv. 413-414):

 

Non indignamoci che i corpi mortali si disgreghino:

    ecco che possono anche le città morire.

 

    Seguiranno i tempi delle invasioni dei Goti e dei Longobardi e l’emergere della figura di San Cerbone, vescovo di questa terra (La fonte di San Cerbone)

    Recenti ricerche archeologiche per individuare i resti della tomba del santo e della cattedrale sulle rive del golfo di Baratti, hanno fatto emergere,  presso l’attuale chiesetta di San Cerbone, un cimitero medievale con oltre trecento sepolcri: fra questi, due con i resti di due donne: l’una “segnata” da un sacchetto di diciassette dadi, gioco del diavolo, da osteria, infamante per una donna, forse messo nella tomba per indicare il mestiere di meretrice; l’altra, forse una strega, segnata da una serie di chiodi ricurvi nella bocca e da altri chiodi che la trafiggevano, per fissare corpo e spirito al terreno (La strega, Diciassette dadi). Una scoperta dunque che ci riporta a un’epoca denotata da riti magici e da una marginalizzazione della donna.

    Il Navicello continua a navigare verso la contemporaneità ed è significativo l’incontro con la figura di Napoleone, relegato dalle maggiori potenze europee, dopo la sua avventura da imperatore, all’isola d’Elba, come re di un minuscolo regno. Una composizione poetica della Raccolta (Elba) evoca questa epoca e, in particolare, l’incontro con Maria Walewska nella “reggia sotto le stelle”, nell’accampamento alzato presso la Madonna del Monte, sopra il paese di Marciana.

    In questo percorso s’insinuano ricordi più recenti legati all’ultima guerra, al promontorio di Punta di Falcone, dove era piazzata una batteria navale a guardia del Canale di Piombino (Punta Falcone), e al Castello di Populonia, sopra il quale passava la rotta aerea per bombardare l’Italia Centrale – e Firenze, in particolare. I bombardieri alleati, provenienti dagli aeroporti della Tunisia e della Corsica, sfioravano la torre del Castello, prendevano quota e si gettavano con il loro carico di bombe, sulle città (Aerei su Populonia).

    Il porto di arrivo del viaggio poetico per il mare di Populonia e di Piombino, è rappresentato dal “luogo del nonlavoro”, la grande acciaieria con i forni spenti, un ammasso inutile di ferraglia sul quale non svettano più le fiamme dell’altoforno. I personaggi della poesia (La Sterpaia, Cigli erbosi), lavoratori disoccupati, animano il nuovo paesaggio industriale, visto dalla lunga striscia di spiaggia che si distende all’inizio del golfo di Follonica. Un breve componimento (Temporale) rappresenta la figura del diavolo che scappa sotto il temporale, con una mantella rossa: forse, per metafora, la figura di un operaio che fugge dall’inferno dell’altoforno.

    Al porto d’arrivo del Navicello possono essere ritrovate anche ragioni di speranza, uno stare bene, in definitiva, un essere felici, in un luogo in-cantevole, ricco di storia, di bellezze naturali e artistiche, qualità che possono marcare il futuro cammino culturale e economico di questa terra ( Turan dea dell’amore, Città nave, Città libro, Città lanterna, Solstizio d’estate, Buca delle Fate, Parole, Dalla loggia).

    Il Navicello, infine, è pronto a salpare di nuovo per tornare ai tempi delle origini, per le vie del mito. Nello scritto poetico Tular Dardaniu – Migrare, si riprende la figura mitica di Dardano che partì dall’Etruria per andare a fondare la città di Troia, attraversando il Mediterraneo. Questo mare vede i migranti del nostro tempo che, al pari degli Etruschi di una volta, superano, al prezzo di infiniti sacrifici e tragedie, i confini, alla ricerca di una nuova terra che li possa accogliere.  La Raccolta si chiude con il pensiero rivolto ai sacrifici dei migranti (Mani, Uccelli migratori, La stella cometa, 35.5 Latitudine Nord – 12,6 Longitudine Est) nell’auspicio che si aprano nuove rotte sulla via della solidarietà e della pace, che popoli diversi s’incontrino per far germogliare nuove vitalità culturali.

 

 






domenica 10 marzo 2024

La Rivista "L'Ortica" parla di "Amo le parole. Poesie 2017-23 - La presentazione alla Biblioteca Luzi


Nell'ultimo numero della rivista L'Ortica ( n.37  2023) si parla dell'Antologia "Amo le parole. Poesie 2017-23", Giuliano Ladolfi Editore "un'attraversata che percorre 7 anni di costruzione poetica mostrando il progredire, anno dopo anno, nella forma e nelle tematiche. L parole, con tutte le loro valenze, con tutte le loro sonorità, la parole sanno diventare poesia "Amo le parole/ che si sollevano dalle strade/ xon il respiro della poesia": Certamente si tratta di un'opera di autentica cifra stilistica e di contenuto, come nei versi di Via Toscanella: a pagina 44:
        
        Rosai dipinge la strada
        dalla bottega di falegname
        finestre strette, feritorie
        aperte, sullo squallore
        delle case, sui muri 
        di rosa e di giallo
        sul mistero oltre la cura.




L'antologia Amo le parole. poesie 2017-23, Ladolfi Editore, è stata presentata alla Biblioteca Mario Luzi di Firenze. Una bella presentazione: Caterina Trombetti ha parlato della parte della antologia dedicata allla città di Firenze, Arrighetta Casini ai temi del mito e del mare, Sonia Salsi al rilievo delle immagini nella composizione poetica. Enrico Guerrini ha illustrato all'impronta vari personaggi e paesaggi presenti nell'opera di Roberto Mosi. 


 


sabato 9 marzo 2024

La Rivista "L' ORTICA" parla di "Gigli di Mare" dedicato ad Aldo Zelli, il libro dimenticato a Piombino


A U T O R I V A R I
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GIGLI DI MARE
.
PIOMBINO IN MOVIMENTO
LA MEMORIA DI ALDO ZELLI
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La poesia di Aldo Zelli

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Frammenti

(dal n. 4 - Gennaio 2000)

 

Umile andava il fraticello pio,

lungo il sentiero che portava al monte

ov’era il monastero.

Semivuota la sacca sulla spalla,

povero era il contado e povero il raccolto.

Volgeva il giorno al tramonto

e lentamente il fraticello andava

e aveva il sole in fronte.

 

Ieri cadde la pioggia su tutta la collina.

L’aria si è rinfrescata e stamattina

brume leggere fasciano il fogliame

smeraldino degli alberi frondosi...

.

 

Lontano... lontano

(dal n. 4 - Gennaio 2000)

 

Lontano... Lontano...

Scritta dal vento - sulla sabbia bionda -

di un’oasi solitaria - nel deserto africano

leggo un’antica storia d’amore

Lontano... Lontano...

C’era un giovane bruno - re del deserto

re della savana, innamorato tanto

innamorato,

della pallida maga

che avea nome Morgana.

Pallida maga, dal viso lunare,

dolce fanciulla che non poteva amare,

poiché il suo canto magico era sovrumano

e incantava colui che l’ascoltava

e in roccia lo mutava.

Ora nell’oasi solitaria - c’è una roccia bruna

e intorno a lei la bionda sabbia varia

di forma e di colore.

E ancor canta Morgana, un canto di dolore.

Scritta dal vento sulla sabbia bionda

d’un’oasi solitaria nel deserto

africano,

leggo un’antica storia d’amore,

odo un dolce canto sovrumano.

Lontano... Lontano... Lontano...

.

 

Vorrei, Venezia...

dal n.7 - Luglio 2000

 

Mai ti vidi, Venezia,

se non con gli occhi della mente

o in sogno.

Eppur di te conosco

l’antica storia, le gesta marinare,

la tua gloria,

i nomi dei tuoi dogi.

 

Di te conosco

ogni remota calle ed ogni rio,

ogni trinato palazzo,

che si specchia sull’acque pigre

della tua laguna.

 

Vorrei vederti a notte

baciata dalla luna.

Vorrei vederti all’alba

quando le prime luci dell’aurora

ti fanno rosa e d’oro.

Vorrei vedere in limpido meriggio

incupire i campielli.

Vorrei vedere a sera

accendersi le luci ad una ad una

e una gondola bruna

sparire misteriosa sotto i ponti

per una liquida via silenziosa.

Vorrei sentir le voci della gente,

percepire gli odori,

udire tutti i sommessi

rumori della pioggia autunnale,

i richiami,

il batter d’ali

dei colombi a San Marco.

Vorrei esser tuo figlio, o Venezia,

e chiamarti così madre e regina.

E con te ricordare

gli antichi tempi andati

i fasti medievali;

e, scolorite figure sempre vive:

i Dandolo, i Faliero, i Morosini.

 

Sognare, forse sperare.

Questo mi resta, Venezia, madre e regina.

E ammirare Rialto e il Canal Grande

in una cartolina...

.

 

L'oasi incantata

 

Nelle mie lunghe notti solitarie

ricordi che parevano sepolti,

visioni si susseguono, e la mente

stanca per anni e per vicende amare

si rinnovella e poi torna bambina.

 

Ed io ricordo l’oasi incantata

che spazia fra Bu-Isa sino al mare

con le palme svettanti contro il cielo,

rosso al tramonto, come nere mani

che vogliono la luce trattenere.

 

Ed io ricordo il minareto bianco

sovrastare la candida moschea

e la voce del muaddhen proclamare

la grandezza di Allah e del Profeta,

e la fede degli uomini in preghiera.

 

Ed io ricordo i fertili giardini

fiammeggianti di fior di melograni,

le casette in argilla, le capanne,

i sentieri, le siepi, le radure,

le magre mucche, i rospi gracidare.

 

Ed io ricordo i giochi dell’infanzia

con l’amico arabetto Nuri, e Fahmi

piccolo negro lustro e sorridente.

Eravamo gli Emiri delle Homra

e lottavamo contro i predatori.

 

Giorni lontani, quando camminavo

a piedi nudi sulla sabbia gialla

calda di sole o fresca di rugiada,

e l’oasi incantata era il mio mondo

e il mio tempo pareva senza fine.

.

 

L’ombra della sera

 

Assopirsi nell’ora del tramonto

d’un giorno estivo

tra gli etruschi sepolcri di Popluna.

Travalicar la siepe dell’inconscio

fra teoremi di luce e incantamenti

fatti d’umbratili figure:

donne arcane

che cantano le nenie del passato

per stregare il presente

e divinare.

Trovarsi oltre il confine dell’inconscio

fra danzatrici aeree mollemente

moventi al suono di liuti.

E sognare con Larthi,

addormentata fra antiche pietre,

eterni sogni di bellezza e amore.


Indice

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Gigli di mare, sogni di bellezza e amore 

Uno scrittore di nome Aldo Zelli 

Aldo Zelli

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Autori

Anna Maria Volpini

Nicoletta Manetti p.

Zelda Zanobini p.

Miriam Cividalli Canarutto p.

Anna Elvira Balestracci p.

Roberto Mosi p.

Sauro Bartolozzi p.

Alessandro Nocchi p.

Stefano Gidari p.

Alberto Befani p.

Maria Vettori p.

Elisabetta Santini p.

Caterina Bigazzi p.

Fabio Strinati p.

Michela Zanarella p.

Laura Margherita Volante p.

Alessandro Zetti p.

Alessia Gallello p.

Gianna Spiaggia p.

Giuseppe Iannozzi p.

Gordiano Lupi p.

Michele Paoletti p.

Giulia Turbini p.

Massimo Acciai Baggiani p.

Antonio Messina p.

Davide Cortese p